Editoriale rivista n. 1 Gennaio/Marzo 2018
Costruire il sistema integrato 0-6: raccogliere la sfida
Lucia Balduzzi
Il mondo dei servizi e delle scuole dell’infanzia si trova ad accogliere, anche quest’anno, importanti sfide educative e sociali connesse sia alle riforme che lo hanno interessato a partire dalla L. 107/2015 sia agli ambiti territoriali in continua e costante evoluzione. Il superamento dello split system attraverso l’istituzione del Sistema Integrato 0-6, l’obbligatorietà della formazione iniziale universitaria per le figure docenti e per quelle educative così come della formazione in servizio rappresentano allo stesso tempo sollecitazioni politiche, scientifiche e culturali che potrebbero trasformarsi in fondamentali strumenti a favore della generalizzazione così come della qualificazione del sistema delle scuole e dei servizi per l’infanzia. I temi in discussione non sono cambiati: sono ancora quelli dell’accessibilità, della sostenibilità, della qualità di una offerta formativa che vuole e deve essere di altissima qualità per tutti, soprattutto per quei bambini e per quelle famiglie che si trovano a vivere in condizioni di emarginazione sociale o in contesti caratterizzati da povertà e deprivazione e che, proprio per questo, tendono oggi ad essere maggiormente esclusi dal Sistema, anche mediante processi di autoesclusione.
I temi ed i problemi che ricorrono, oggi forse con una maggiore urgenza rispetto a ieri, riguardano la necessità di mantenere al centro dell’azione educativa dei servizi i bisogni dei bambini, partendo dal presupposto che i contesti dai quali essi provengono sono sempre più spesso connotati da un pluralismo linguistico e culturale. Mantenere però non sempre è sufficiente. L’incuria e il disinvestimento economico e sociale che ha coinvolto il mondo dei servizi come quello della scuola ci richiama alla necessità di riorientare, ripensare, rivedere quelle situazioni nelle quali il posto del bambino è stato assegnato agli adulti ed ai loro esclusivi bisogni, spostando l’attenzione sulla dimensione burocratica e meramente istituzionale dell’educazione e mettendo in secondo piano la tensione pedagogica, didattica e relazionale che dovrebbe invece orientarsi sui bambini e sulle loro famiglie.
Insieme al bambino dovrebbe tornare al centro della riflessione e dell’azione pedagogica e didattica il tema della partecipazione, che richiama la necessità di favorire un reale coinvolgimento delle famiglie alla gestione dei servizi, alla luce e nel rispetto della possibile eterogenità di pratiche di educazione e cura dei bambini piccoli di cui le famiglie possono essere espressione. Ultimo tema, assolutamente fondante per il supporto ai precedenti, è connesso al sostegno della professionalità di educatori e insegnati che, nelle loro relazioni quotidiane con bambini e famiglie, sono chiamati a confrontarsi con una crescente complessità sociale ma anche culturale, connessa all’acquisizione di conoscenze e competenze sempre più ampie e disorganizzate.
La rivista Infanzia, dalla sua Fondazione nel 1973, ha sempre cercato di accompagnare i cambiamenti sollecitando riflessioni, offrendo contributi ai temi via via al centro del dibattito pedagogico e didattico, proponendosi come spazio in cui i saperi teorici diversi e di natura multi ed interdisciplinare dialogano con quelli empirici, delle prassi innovative di insegnanti ed educatori attenti. Il compito di seguire una rivista come Infanzia, apprezzata da tantissimi insegnanti ed educatori così come da studiosi attenti al mondo dei bambini da 0 a 6 anni, non è certo facile, specie quando si continua il lavoro di colleghi come Roberto Farné che negli ultimi dieci anni si è dedicato alla rivista con cura, intelligenza, rigore e passione. Da questa annata ho accettato la sfida di contribuire alla direzione di Infanzia, un compito non semplice al quale mi appresto con emozione. Il primo impegno che mi sono assunta è quello di curare il prossimo numero monografico, che si concentrerà sul tema del percorso che ci aspetta per la realizzazione di quel Sistema integrato 0-6 anni previsto dalle normative, riprendendo la discussione dagli assunti culturali che ne hanno sostenuto la progettazione e dalle esperienze già in atto che possono fornirci spunti di riflessione e condivisione. Ci aspetta ancora tanto lavoro in un momento particolarmente difficile ma, come ci ricorda Piero Bertolini (2002), “proprio come educatori e pedagogisti, non possiamo permetterci il lusso di essere pessimisti: il pessimismo non conduce da nessuna parte, anche se siamo ben convinti che ciò non comporta in alcun modo essere facili e perciò superficiali ottimisti”. Continueremo il nostro lavoro per diventare umani, pensando e dicendo il pensiero, educativamente e politicamente.
Bertolini P. (2002). Introduzione al convegno. Encyclopaideia, V (12), pp. 5-14.
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Infanzia, n. 1 gennaio-marzo 2018