Ricordando Giancarlo Cerini

Gianni Balduzzi

 

Abbiamo appreso con grande dispiacere la scomparsa di Giancarlo Cerini, quando il numero di Infanzia era ormai in chiusura. Maestro, Direttore Didattico poi capo in Emilia-Romagna degli Ispettori Scolastici, Presidente della Commissione per il Sistema integrato di educazione e istruzione cui si debbono le bozze del documento “Linee pedagogiche per il sistema integrato da 0 a 6 anni”, Giancarlo Cerini è stato un importante riferimento per la cultura scolastica in special modo della scuola dell’infanzia, per il nostro lavoro e per quello di molti nostri lettori.
La direzione, la redazione e il comitato scientifico della rivista vogliono ricordarlo in questo editoriale attraverso le parole di Gianni Balduzzi.

 

Non è facile per chi, come me, ha condiviso con Giancarlo Cerini momenti importanti della propria attività all’interno della scuola ricordarlo senza commuoversi.
Parlare di Giancarlo presentando dettagliatamente il suo curricolo sarebbe, credo, pressoché impossibile sia per l’ampiezza della sua cultura e il livello del suo impegno istituzionale, sia per la quantità, e la qualità, delle attività cui ha partecipato da protagonista.
Su Internet è stato definito: “difensore, mite e colto, della scuola”, in cui dal 1971 al 2016 ha attraversato tutti i livelli, da maestro a direttore didattico a ispettore, incarico rivestito a partire dal 1987, si pensi che era nato nel 1951 e a 20 anni già insegnava come maestro di ruolo. Chi fosse interessato a, o semplicemente curioso di, conoscere dettagliatamente la sua storia, la sua produzione culturale, il suo costante e profondo impegno nei diversi momenti, che hanno caratterizzato le trasformazioni della scuola italiana degli anni recenti, può consultare, nel sito Internet che lo presenta, il curriculum che lui stesso ha stilato quando è andato “in quiescenza”.
A me, personalmente, interessa ricordare un Cerini forse più “intimo”, come quello che appare nel ritratto, bellissimo e commovente, disegnato su Facebook da Raffaele Josa, che è stato presente negli ultimi drammatici momenti, nelle parole di stima con cui tanti colleghi hanno espresso il loro cordoglio e la loro vicinanza alla moglie Loretta.
Condivido completamente questi atteggiamenti, a cui voglio però aggiungere alcuni ricordi.
Il mio rapporto con Cerini iniziò nel 1987, quando, insieme a Rosanna Facchini, prendemmo servizio come ispettori di nuova nomina presso il Provveditorato agli Studi di Bologna, formando un trio che lavorò con consonanza d’intenti e condivisione di atteggiamenti fino a quando le competenze diventarono regionali e lui, giustamente, si orientò verso Forlì.
Non c’erano stati soltanto rapporti di lavoro, ma anche momenti meno istituzionali come la vacanza trascorsa presso la casa Enam di Caldonazzo, che ci consentì di esplorare numerosi luoghi del Trentino, giocando ironicamente con foto che facevano riferimento agli impegni appena lasciati, che ci aspettavano al ritorno; oppure come i pranzi presso entrambe le abitazioni che arricchivano il rapporto di lavoro con un’affettuosa connotazione conviviale, la collaborazione alle attività del CIDI forlivese o il tragico momento della scomparsa di Beatrice, avvenuto nel 2009.
Altrettanto importanti sono stati i momenti di lavoro, come quelli legati alla formazione degli insegnanti o alle riflessioni sul tempo pieno.
Al di là di questo credo che si sia costruito un rapporto di amicizia che ha attraversato il tempo, la lontananza, i differenti tipi di impegno che ciascuno di noi ha scelto. Quando una persona scompare questi sentimenti rimangono e, per quanto doloroso, il suo ricordo ci accompagna e ci stimola a mantenere il senso di un impegno civile che è sempre più importante.
Credo, però, che Giancarlo Cerini abbia offerto a tutti, in particolare a noi colleghi, un dono importantissimo: quello di aiutarci a pensare (e, per quanto possibile, a costruire) una figura di ispettore che uscisse dai tradizionali schemi burocratici e superasse la dimensione sanzionatoria per proporla come riferimento culturale, aperto a suggestioni diverse, capace non solo di leggere ma anche di ascoltare le voci di tutti, senza preclusioni, prestando sempre un’attenzione puntuale a problemi e prospettive di sviluppo della scuola.
Con queste caratteristiche, Cerini ha attraversato più di quarant’anni della storia della scuola da protagonista, con una non comune capacità di analisi e di mediazione, sempre sorridendo
Franco Frabboni ha definito cavalieri dell’educazione quanti, al di fuori dell’Università, hanno contribuito a sviluppare in maniera originale e approfondita le tematiche educative: in questo consesso Giancarlo Cerini ha certamente una posizione di grande rilievo.

 

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Infanzia, n. 2 aprile-giugno 2021

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