Arianna Lazzari

Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Università di Bologna

 

In questo Focus intendiamo presentare e dare diffusione agli esiti di uno studio esplorativo – commissionato dalla Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea al network di esperti internazionali NESET (Network of Experts working on the Social dimension of Education and Training)1 – volto ad indagare come i servizi per l’infanzia hanno affrontato la crisi pandemica e ad individuare le strategie adottate nei diversi contesti nazionali e regionali per mantenere alta la qualità dell’offerta educativa, nonostante le limitazioni imposte dai protocolli sanitari per il contenimento del contagio emanate a livello governativo. In linea con le “Conclusioni del Consiglio sul contrasto alla crisi Covid-19 nel settore dell’istruzione e della formazione” (Consiglio dell’Unione Europea, 2020), in cui si afferma che gli Stati Membri dovrebbero condividere informazioni, esperienze e buone prassi rispetto a come le istituzioni educative e scolastiche possano adeguarsi al meglio alla situazione in funzione degli ulteriori sviluppi della crisi pandemica, il presente studio è stato finanziato dalla Commissione Europea con l’obiettivo di prendere in esame le lezioni apprese nel settore dei servizi educativi e di cura rivolti all’infanzia (Early Childhood Education and Care - ECEC) in una prospettiva che possa essere utile ai decisori politici nei vari Paesi per tracciare un percorso verso la ripresa.
Lo studio – coordinato dal Centro per la Ricerca e Innovazione Educativa nei Servizi per l’Infanzia (VBJK) di Ghent in Belgio – è stato realizzato in partenariato con quattro Università e Centri di Ricerca situati in altrettanti paesi dell’Unione Europea: UNIBO (Dipartimento di Scienze dell’Educazione), Università di Stoccolma (Svezia), l’Istituto per lo Sviluppo della Qualità nei Servizi per l’Infanzia (Berlino) e l’Open Academy Step by Step (Croazia). Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi previsti dal progetto, ciascun gruppo di ricerca coinvolto nel partenariato ha condotto uno studio di caso analizzando la situazione all’interno della propria realtà nazionale (Svezia, Croazia) o regionale (Regione Emilia-Romagna in Italia, Regione delle Fiandre in Belgio, Belin Lander in Germania) a partire da dati empirici raccolti attraverso fonti documentali (DPCM, linee di guida ministeriali e atti di indirizzo per la riapertura dei servizi educativi) e interviste con educatori, insegnanti, coordinatori pedagogici e stakeholders di settore. In tal senso, gli esiti dei singoli casi studio si rivelano particolarmente interessanti perché consentono a chi li legge con uno ‘sguardo esperto’ (in qualità di educatore, insegnante o coordinatore pedagogico) di individuare similitudini e differenze rispetto al proprio contesto di riferimento e – sulla base di tali riflessioni – anche di rileggere la propria esperienza da una diversa prospettiva.
Allo stesso tempo, gli esiti degli studi di caso presentati nel Focus possono offrire interessanti spunti di riflessione per tutti coloro che – a diverso titolo – sono direttamente o indirettamente coinvolti nella gestione dei servizi per l’infanzia: enti gestori, dirigenti e amministratori locali che si occupano di politiche socio-educative. Una delle finalità del progetto era infatti quella di elaborare una serie di raccomandazioni che potessero essere utili a supportare le scelte dei decisori politici – responsabili per la governance del sistema di servizi educativi per l’infanzia a livello locale, regionale e nazionale – nel momento in cui si troveranno nelle condizioni di dover rilanciare il ruolo dei servizi in seguito al superamento della crisi pandemica. In tal senso, le lezioni apprese dall’analisi dei casi studio condotti in ciascun Paese hanno costituito la base per l’elaborazione di linee guida volte a supportare ed orientare l’azione di decisori politici relativamente a 5 aree, identificate quali componenti essenziali per garantire un’elevata qualità dell’offerta educativa (Raccomandazione relativa ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia, 2019): accessibilità dei servizi, professionalità e condizioni di lavoro del personale, curricolo e progettazione pedagogica, monitoraggio e valutazione, governance e finanziamento.
Se da un lato, infatti, le condizioni inedite in cui educatori e insegnanti si sono trovati ad operare nel corso della pandemia hanno generato nuove sfide da affrontare, dall’altro le strategie che i gruppi di lavoro hanno dovuto attivare per il superamento di tali sfide hanno creato un terreno fertile che ha consentito loro di riflettere in modo critico sull’agito educativo, rimettendo in discussione prassi e metodologie che si davano per scontate e – al tempo stesso – rilanciando il confronto collegiale rispetto agli assunti pedagogici sottesi a tali prassi. Gli studi di caso presentati in questo Focus mettono in luce come questo processo abbia portato ad una polarizzazione degli esiti. Da un lato i gruppi di lavoro che sono stati adeguatamente supportati in questo percorso di riprogettazione attraverso la formazione in servizio e l’accompagnamento pedagogico ritengono che tale processo abbia portato – nonostante le difficoltà e la fatica del dover trovare un equilibrio tra progettualità pedagogica e implementazione dei protocolli sanitari – ad un miglioramento delle prassi educative, in quanto si è ripartiti dall’osservazione delle iniziative spontanee dei bambini, dall’ascolto dei loro bisogni e dalla valorizzazione delle loro potenzialità come risorse per ripensare le proposte formative. Dall’altro lato, in quei servizi i cui gruppi di lavoro non sono stati adeguatamente accompagnati in questo percorso, si è riscontrato un progressivo irrigidimento delle pratiche educative e ad una progressiva chiusura verso l’esterno che ha ostacolato il processo di elaborazione di strategie alternative per affrontare le sfide poste dalla pandemia.
In tal senso, le modalità attraverso le quali l’emergenza pandemica è stata affrontata dai servizi per l’infanzia nei diversi Paesi può offrire una chiave interpretativa interessante per analizzare con uno sguardo nuovo le esperienze realizzate nei nidi e nelle scuole dell’infanzia a noi più familiari e – al tempo stesso – per rileggere i bisogni e le risorse presenti nel nostro contesto a partire da una prospettiva inedita, aprendo la strada ad ulteriori percorsi di sperimentazione (Balduzzi e Lazzari, in stampa). Per questa ragione, nel presente focus si è scelto di dare ampio spazio alle esperienze realizzate in quattro dei cinque paesi coinvolti nello studio NESET – Svezia, Germania (Berlin Lander), Belgio (Regione delle Fiandre), Croazia – rimandando il lettore al numero monografico precedente2 per un approfondimento rispetto alle esperienze realizzate nel contesto italiano.

 

Principali esiti dello studio

Tenendo conto delle 5 aree identificate quali componenti essenziali per garantire un’elevata qualità dell’offerta educativa all’interno dei servizi per l’infanzia (Raccomandazione relativa ai sistemi di educazione e cura di alta qualità della prima infanzia, 2019), gli esiti dello studio possono essere sintetizzati come segue.

 

Accessibilità dei servizi

Attualmente dati statistici completi e affidabili rispetto all’accessibilità dei servizi per l’infanzia durante la crisi pandemica sono disponibili solo limitatamente ad alcuni Paesi/Regioni. Tuttavia, diverse ricerche mettono in luce come la pandemia abbia inciso in modo negativo soprattutto sulla frequenza di bambini e famiglie socialmente svantaggiati, per via di diversi fattori che saranno illustrati in modo dettagliato negli studi di caso svedese e belga. Per contrastare tale fenomeno, le autorità governative nazionali e regionali hanno introdotto una serie di misure volte a sostenere l’accesso ai servizi per l’infanzia soprattutto per i gruppi maggiormente vulnerabili e a rischio di esclusione sociale. L’accesso prioritario è stato uno degli approcci più ampiamente diffusi per raggiungere questo obiettivo. Infatti, in Germania (Berlino) e in Belgio (Fiandre), alle famiglie socialmente svantaggiate è stato garantito un accesso prioritario ai servizi di emergency childcare sia durante la fase del lockdown che durante quella di riapertura. Tuttavia, nonostante queste iniziative, garantire equità nell’accesso ai servizi per l’infanzia durante la fase pandemica ha costituito una delle maggiori sfide che tutti i Paesi presi in esame dallo studio hanno dovuto affrontare.

 

Professionalità e condizioni di lavoro del personale

L’emergenza Covid-19 ha messo in luce in modo ancora più esplicito come la qualità dell’offerta educativa dipenda in larga misura dal livello di sostegno ricevuto dal personale all’interno dei servizi in cui opera. In Svezia e Germania (Berlino), educatori e insegnanti hanno ricevuto numerosi riconoscimenti a livello sociale per il loro cruciale contributo che ha consentito ai servizi per l’infanzia di rimanere aperti – sebbene in forma ridotta – anche durante le fasi di lockdown. Tuttavia, persino in questi casi, educatori e insegnanti non sono stati coinvolti nei processi di consultazione che hanno portato all’elaborazione di raccomandazioni e linee guida per la riapertura dei servizi durante la pandemia. Sia nello studio di caso belga che in quello croato, gli educatori e insegnanti intervistati hanno riferito di non essersi sentiti riconosciuti nella loro professionalità. In termini di supporto professionale ricevuto dal personale educativo nella fase di riprogettazione che accompagnato la riapertura dei servizi, gli esiti dello studio evidenziano come le figure di coordinamento pedagogico abbiamo svolto un ruolo determinante sia nella predisposizione di proposte formative ad-hoc, sia nella fase di accompagnamento al cambiamento. Ciò ha consentito ai gruppi di lavoro di riallineare in modo efficace e flessibile le pratiche pedagogiche alla luce di protocolli sanitari in continuo mutamento. In generale, è stato riscontrato che quanto più i gruppi di lavoro potevano avvalersi di figure di leadership/coordinamento in grado di mettere in dialogo visione pedagogica e capacità gestionali/organizzative, quanto più i servizi si dimostravano in grado di affrontare in modo positivo la natura imprevedibile della crisi pandemica.

 

Progettazione pedagogica

La sospensione temporanea delle attività in presenza a causa dell’emergenza Covid-19 ha portato i gruppi di lavoro a dover introdurre nuove modalità di comunicazione e scambio con bambini e famiglie attraverso le piattaforme digitali. Invece, una delle maggiori sfide che educatori e insegnanti hanno dovuto affrontare nel momento della riapertura dei servizi è stata quella di riuscire a promuovere la partecipazione e l’autonomia dei bambini in un contesto in cui (per ragioni igieniche) alcuni materiali non potevano più essere utilizzati e in cui i gruppi di bambini non potevano essere mischiati. D’altro canto, queste sfide hanno offerto a educatori e insegnanti l’opportunità di ripensare in modo diverso l’organizzazione di spazi, tempi e materiali per la predisposizione di proposte educative realmente significative per i bambini, a partire dall’osservazione delle loro iniziative spontanee, ricalibrando obiettivi educativi e visione pedagogica. Ad esempio, molti professionisti (Berlino, Croazia, Belgio) hanno scoperto che lavorare in “bolle” garantendo la continuità delle figure educative di riferimento all’intero dei gruppi sezione ha permesso di elaborare un approccio pedagogico olistico e maggiormente rispondente ai bisogni dei bambini più piccoli, dando al contempo la possibilità a educatori e insegnanti di concedersi il tempo per osservare e progettare a partire dagli interessi dei bambini. Dagli studi di caso emerge inoltre che un’altra sfida importante che educatori e insegnanti hanno dovuto affrontare è stata quella di promuovere l’instaurarsi di relazioni di fiducia con le famiglie, poiché i contatti faccia a faccia erano estremamente limitati o addirittura inesistenti. Sebbene i servizi abbiano sviluppato modalità alternative per coinvolgere le famiglie nella progettualità educativa del servizio, la mancanza dello scambio e di un dialogo quotidiano con i genitori è stato molto impegnativo e ha avuto effetti avversi soprattutto sull’instaurarsi di relazioni di fiducia con le famiglie socialmente vulnerabili. Al contempo, l’accelerazione dei processi di digitalizzazione prodotta dalla situazione pandemica ha portato a un significativo miglioramento delle competenze digitali possedute dal personale educativo e, in parte, ciò ha contribuito anche a migliorare lo scambio sistematico con le famiglie attraverso forme di documentazione digitale.

 

Monitoraggio e valutazione

Le esperienze riportate negli studi di caso mostrano che, in seguito alla situazione venutasi a creare per via della pandemia, le procedure ispettive che avevano come principale obiettivo il controllo della qualità dei servizi sono state riviste in chiave formativa, trasformandosi in vere e proprie azioni di monitoraggio e supporto ai processi di miglioramento. Tali processi di monitoraggio e supporto nella riprogettazione dell’offerta educativa sono stati particolarmente apprezzati dai gruppi di lavoro. Ad esempio, in Belgio (Fiandre), nel settore dell’educazione prescolare (tra i 2,5 e i 6 anni) si è passati da audit di controllo esterno da parte del personale ispettivo a visite periodiche con funzione di supporto. In Germania (Berlino), sono state regolarmente implementate le procedure di auto ed etero valutazione durante tutta l’emergenza, secondo quanto previsto dalle linee guida regionali. Alcuni dirigenti svedesi hanno inoltre segnalato un aumento del coinvolgimento dei genitori nei processi di autovalutazione dei servizi, che ha coinciso in gran parte con lo spostamento online delle procedure di valutazione interna.

 

Governance e finanziamento

Per rispondere in modo efficace ad una situazione di crisi è necessario che vi sia un’infrastruttura che consente l’espletamento dei processi decisionali in modo tempestivo, flessibile e integrato. In tal senso, la situazione creata dalla pandemia ha messo in luce come la frammentazione istituzionale che caratterizza la governance dei sistemi di servizi per l’infanzia sia una delle principali sfide che accomuna tutti i Paesi presi in esame dallo studio, anche se con certe variazioni. Per esempio, Paesi/Regioni come Svezia e Germania (Berlino) che sono caratterizzati da una governance integrata dei servizi 0-6 (unitary systems) e che possono avvalersi di finanziamenti pubblici adeguati, sembrano essere stati in grado di affrontare meglio la crisi senza dover mettere in campo misure compensative dispendiose per garantire la sopravvivenza dei servizi come è avvenuto per esempio in Belgio (Fiandre), regione in cui è presente un sistema diviso (split system). Anche la cooperazione tra servizi educativi e le autorità sanitarie locali ha presentato numerose sfide. Esperienze positive sono state segnalate sia in Germania (Berlino) che in Croazia, dove esistono protocolli che regolano la collaborazione inter-istituzionale tra servizi educativi e socio-sanitari e modalità di collaborazione sistematiche che promuovono lo scambio tra i professionisti afferenti ai diversi settori. Inoltre, i dati raccolti in tutti i Paesi coinvolti nello studio mettono in luce come una comunicazione coerente e frequente tra servizi e famiglie si sia rivelata cruciale per gestire la crisi nel migliore dei modi.
Gli studi di caso illustrati in questo Focus, prendendo in esame nel dettaglio uno o più aspetti connessi alla qualità dei servizi per l’infanzia, offrono interessanti spunti di riflessione rispetto a come il ruolo educativo e sociale dei servizi possa essere rilanciato una volta che la pandemia sarà conclusa. In tal senso, le lezioni apprese durante la crisi pandemica possono contribuire non solo ad individuare quelli che sono stati i punti di forza e di debolezza delle iniziative intraprese in ciascun contesto per far fronte alla fase emergenziale, quanto piuttosto possono contribuire a far emergere nuove consapevolezze rispetto a come rendere i servizi per l’infanzia più proattivi nel rispondere ai nuovi bisogni di bambini e famiglie all’interno della società contemporanea.
1. Lo studio nella sua versione integrale in lingua inglese è scaricabile al link: https://nesetweb.eu/en.
2. L’educazione oltre il lockdown, numero 2/2021.

 

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Infanzia, n. 3 luglio-settembre 2021 

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