L’incertezza e l’educare: un binomio non solo possibile ma auspicabile vai al numero

di Lucia Balduzzi

 

I servizi e le scuole dell’infanzia, e con esse tutto il sistema educativo e formativo, vivono un momento di grande trasformazione connesso a importanti e imprescindibili sfide sia sul piano sociale sia su quello dell’acquisizione di sempre più complesse conoscenze e competenze. Assistiamo, oggi più che mai, alla maturazione di processi complessi sul piano sociale, economico e culturale che rendono ineludibile il confronto e l’accoglienza di molteplici sfide: la globalizzazione e la multi-culturalizzazione dei contesti di lavoro e di vita, la lotta alla dispersione scolastica e all’abbandono, l’emergenza climatica e le sue conseguenze sempre più tangibili e visibili, i conflitti bellici numerosi e vicini, sono tutti elementi che, per quanto eterogenei fra loro, restituiscono un quadro nel quale l’incertezza diviene una cifra caratterizzante.

Non ultimo, la pandemia del Covid-19 ha ancor più accentuato il senso di incertezza, così come quello dell’imprevedibilità, prima con il periodo del lockdown poi con la riapertura di servizi e scuole sotto la costante pressione di possibili chiusure, la necessità di distanziamenti e “bolle”. Forse questo ultimo evento più degli altri ha messo l’intera comunità a confronto con la dirompenza di una incertezza spiazzante e a volte travolgente, che ci ha lasciati in primo momento muti e immobili, sorpresi e indifesi, per trasformarsi poi in un motore di interventi possibili per quanto inimmaginati prima, di cambiamenti, in un certo senso e sicuramente obtorto collo, di opportunità.

Contestualmente alle trasformazioni sociali e culturali, i servizi e le scuole dell’infanzia hanno cominciato ad affrontare la sfida della costruzione del sistema integrato 0-6, partendo da una riforma istituzionale e politica che ha ancora necessità di essere nutrita e sviluppata ma che, allo stesso tempo, ci sollecita in modo importante sul piano pedagogico rispetto ai temi della continuità educativa, dell’accoglienza e della progettazione condivisa, suggerendo profonde modificazioni nella costruzione degli assetti organizzativi e della stessa professionalità educativa.

Con l’incertezza, dunque, ciascuno di noi si è ritrovato a fare i conti non solo sul piano personale ma anche su quello professionale, nella necessità di rivedere e ri-concettualizzare valori, orizzonti così come scelte prospettiche e metodologiche, in un qualche modo abbandonandone una visione negativa e passivizzante alla ricerca dei suoi ‘lati positivi’ e creativi.

Sul piano educativo, specie per chi lavora con l’infanzia, il dialogo con l’incerto non è sicuramente nuovo: mentre infatti le richieste sociali verso servizi e scuola si concentrano sempre più spesso nella direzione di richiedere la certezza dell’esito formativo attraverso la regolamentazione istituzionale e una rigida progettazione educativa e didattica, o mediante la ricerca di good practices efficaci in ogni contesto, la riflessione epistemica (supportata da tanta ricerca di matrice prevalentemente qualitativa), ci suggerisce che dietro queste parole chiave si nascondono impliciti importanti rispetto a che cosa esse intendano indicare. Come afferma Biesta “l’attenzione a ‘ciò che funziona’ rende difficile, se non impossibile, chiedersi per che cosa dovrebbe funzionare e chi dovrebbe avere voce in capitolo nel determinare quest’ultimo” (Biesta, 2007, p. 5). È dunque lo scaturire di domande aperte, che nascono dal confronto con l’incerto, che può far crescere il dibattito educativo, nutrito da una riflessione ricorsiva e costante capace di tenere in dialogo le finalità dell’educazione, gli attori coinvolti, la natura stessa del sapere offerto e comunicato, assieme alle prassi sperimentate e da sperimentare. La stessa Commissione Europea evidenzia quanto, in educazione, sia proprio il dialogo con l’incertezza che produce sapere e consapevolezza e come siano le pratiche riflessive, quelle che si sviluppano a partire da domande e situazioni critiche, che permettono lo sviluppo di saperi e pratiche professionali non tanto efficaci quanto piuttosto responsive ai diversi contesti.

Sia sul piano della relazione sia su quello metodologico didattico, l’incertezza è una cifra irrinunciabile dell’educazione ed è questa la prospettiva che accomuna gli articoli che compongono il Focus di questo numero, nei quali l’incertezza diviene punto di partenza per la riflessione pedagogica educativa, istituzionale e sistemica, di sperimentazione di nuove prassi e prospettive.

 

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Infanzia, n. 4 ottobre-dicembre 2022

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